Ma che mi passa per la testa??

Pubblicato il 23 giugno 2025 alle ore 10:15

Hai mai provato a spiegare un sogno e sentire che, appena pronunci le parole, qualcosa si perde? O raccontare come stai… e sentire che “non rende l’idea”? Ecco, è lì che entra in gioco un altro linguaggio, alttettanto importante di quello delle parole e della ragione: quello delle immagini, del corpo, delle metafore. In seduta, non sempre serve dire o spiegare tutto con chiarezza razionale. A volte, serve sentire, immaginare, mettere in scena. Serve parlare il linguaggio del cervello destro.

Il potere delle modalità analogiche in una seduta con lo psicologo

Quando si pensa a una seduta dallo psicologo, molto spesso si immagina un dialogo lineare: due persone che parlano, analizzano, danno un nome alle emozioni, ai vissuti e alle relazioni. Questo approccio, sicuramente fondamentale e certamente potente, coinvolge però soprattutto reti neurali situate nel cervello sinistro, che è sede, appunto, del linguaggio verbale, dell’analisi, della logica.

Ma esiste un altro modo di “parlare” in una seduta psicologica, più sottile ma non meno efficace: è quello che attiva il cervello destro, la parte più intuitiva, creativa, legata alle immagini, ai simboli, alla dimensione corporea ed emotiva.

Come scriveva Oliver Sacks, noto neurologo e scrittore inglese, “Il linguaggio non basta a contenere l’interezza dell’esperienza umana”. Ecco perché servono strumenti che vadano oltre il piano verbale. Le modalità analogiche — metafore, immagini, movimenti, suoni — creano connessioni che la parola da sola non può produrre.

Perché funzionano le metafore, le immagini, il corpo

Molto spesso succede che quando ci capita qualcosa di estremamente doloroso o siamo molto attivati emotivamente, non riusciamo a esprimere a parole, a raccontare ciò che ci è successo e le parole sembrano non "venirci". Ti è mai capitato?

Le metafore non spiegano: evocano. Ci permettono di raccontare un’esperienza emotiva complessa in modo immediato. Dire “è come camminare in un labirinto senza mappa” racconta un vissuto molto più chiaramente di “mi sento confuso”.

Il corpo, poi, conserva la memoria delle emozioni legate ai nostri vissuti, come afferma Bessel van der Kolk nel suo libro, “Il corpo accusa il colpo” (“The Body Keeps the Score”), ma anche le risorse. Attraverso semplici gesti, posture o immagini, si può accedere a contenuti profondi senza doverli razionalizzare.

Anche l’uso delle immagini (come il disegno, le fotografie evocative o i collage) permette al paziente di proiettare vissuti interni in modo immediato, intuitivo e concreto. Lo stesso Daniel Stern, psichiatra e psicoanalista statunitense, sottolineava quanto sia potente “il momento presente” nell’esperienza intersoggettiva, dove il vissuto si trasmette non solo con le parole, ma attraverso uno scambio implicito e corporeo.

Un modo diverso di entrare in contatto con sé

Parlare al cervello destro significa uscire dai binari della logica e attivare risorse creative, intuitive, più vicine all’esperienza reale. Come diceva Jung, “le metafore sono ponti tra l’inconscio e la coscienza”.

Questa via è preziosa soprattutto quando il dolore non riesce a essere detto, quando le emozioni sono confuse, o quando la parola rischia di diventare una maschera

 

In conclusione: non solo parole, ma esperienza

Una terapia che utilizza anche strumenti analogici non è “meno seria”, ma più completa. Permette di contattare aree della psiche spesso trascurate, ma fondamentali per il benessere e il cambiamento.

La mente non è solo ragione: è corpo, immagini, emozioni, relazioni. E, certamente, vale la pena ascoltarla tutta.

 

Ti ritrovi in queste parole?


Se pensi che anche tu abbia bisogno di un modo diverso per esplorare quello che vivi — più profondo, meno filtrato dal giudizio o dalla logica — possiamo lavorarci. Nel mio approccio, creo spazi dove il corpo, le immagini e le metafore aiutano a dare forma a ciò che ancora non ha voce.

 A volte, il primo passo è proprio smettere di spiegare… e iniziare a sentire.

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